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       "The 
      Price is Right". Era il 1956 e negli Stati Uniti debuttava il format 
      televisivo sbarcato poi in Italia nel 1983 con il nome di "OK, il prezzo è 
      giusto!". La base del prezzo da indovinare è cambiata da quattro anni. 
      Così come ha cambiato nome un altro programma tv "Chi vuol essere 
      miliardario" che ha dovuto ridimensionarsi in "Chi vuol essere 
      milionario". Effetti marginali dell'euro, si dirà. Più d'impatto appaiono, 
      invece, i risultati di un'indagine che Ricerche Valdani Vicari ha condotto 
      sui consumatori. Quanto costa un chilo di pasta? Quanto un detersivo o un 
      dentifricio? Domande dalle cui risposte è possibile capire se gli italiani 
      abbiano una percezione corretta dei prezzi di alcuni prodotti di largo 
      consumo con alta frequenza d'acquisto. 
       
      La risposta è secca: no. 
       
      Il prezzo che hanno in testa gli italiani corrisponde alla realtà solo in 
      quattro categorie di prodotti su 21: pasta, latte, acqua e biscotti. Gli 
      altri sono tutti sbagliati. In maggioranza (12) i prodotti ai quali viene 
      associato un prezzo più alto, anche del 50%, mentre in cinque casi il 
      prezzo percepito è più basso di quello reale. 
      "Il processo di memorizzazione e di corretta attribuzione del prezzo per 
      il consumatore è più un'eccezione che una regola - conferma Enzo Grassi, 
      partner di Ricerche Valdani Vicari - e la transizione all'euro l'ha reso 
      più difficile. In compenso, la frequenza d'acquisto tende ad agevolarlo". 
      Tra le altre cause che alimentano questa errata percezione, Grassi 
      individua soprattutto "il massiccio ricorso alla leva promozionale, che 
      confonde il panorama dei prezzi e spinge il consumatore a esercitarsi nel 
      confronto orizzontale dei prezzi a scaffale   | 
      
       
      e nella scelta dell'insegna più conveniente 
      in quel momento". 
       
      Come sono stati chiesti i prezzi. Agli italiani che all'interno della 
      famiglia si occupano degli acquisti e della conduzione della casa è stato 
      chiesto di ricordare il prezzo di 21 prodotti acquistabili nei 
      supermercati. È stato chiesto loro di pensare ai prodotti delle marche più 
      famose e conosciute e al loro prezzo, senza considerare gli sconti e le 
      promozioni.  
       
      Crolla l'inflazione percepita.  
       
      Il 73,8% degli italiani - secondo il sentiment rilevato periodicamente da 
      Valdani Vicari Associati - è convinto che nei primi due mesi dell'anno i 
      prezzi siano rimasti invariati. È la percentuale più alta mai registrata. 
      Per avere un'idea, nello stesso periodo dell'anno scorso erano appena il 
      50 per cento. In ogni caso, tra le categorie di prodotto che gli italiani 
      avvertono con prezzi in crescita più degli altri, in testa compare la voce 
      "farmaci e servizi sanitari", in particolar modo le visite mediche 
      specialistiche. A seguire la frutta e i prodotti per la casa.  
       
      Gli acquisti rimandati e le rinunce. Le spese per divertimenti, spettacoli 
      e cultura (55%), per la bellezza e il benessere (52,6%), per 
      abbigliamento, calzature e accessori (47,2%) e per hobby e sport (42,5%) 
      sono quelle che gli italiani sostengono di aver temporaneamente diminuito 
      o rimandato. Più drastica, invece, la decisione su elettrodomestici, 
      computer e accessori (24,3%), cinema, teatro, libri e mostre (12,1%) o 
      articoli sportivi (10,4%): sono le categorie in cui gli italiani hanno 
      sopportato i maggiori sacrifici a febbraio 2005.  
       
      Torna a diminuire il risparmio. Dopo una flessione registrata a ottobre 
      2004, torna a crescere la percentuale di italiani che afferma di non 
      riuscire a risparmiare, nel senso che spende tutto quello che guadagna o 
      ricorre ai risparmi o si indebita. A febbraio lo sostiene mezza Italia: il 
      51,6 per cento.  |