Corriere della Sera
2 febbraio 1993

 

Mike e Iva mercanti in fiera
di Aldo Grasso

 

I programmi che meglio interpretano l'ideologia di Canale 5 sono "OK, il prezzo è giusto!" e "La Ruota della Fortuna" che, precisiamo subito, sono due ottime trasmissioni, in grado di assicurare ogni giorno una cospicua messe di pubblico. Incombe lo spettro della recessione, calano i tassi d'interesse sui Bot, c'è una preoccupante caduta della domanda, eppure guai a rinunciare all'euforia della merce, al desiderio barbarico di possedere le cose e di sperare nella fortuna.

La versione italiana di "OK, il prezzo è giusto!" (ore 18) nasce alla metà degli anni 80, nel pieno fervore del consumismo e all'apice della crescita della Tv commerciale. Tutti quei prodotti che non trovano posto nelle pur infinite interruzioni pubblicitarie, si presentano nel loro pieno "splendore" in un teatrino dei desideri: se indovini il prezzo, quell'oggetto diventa tuo! Per Iva Zanicchi questa è la prima e unica esperienza televisiva e, siccome sono 8 ormai gli anni che la vedono protagonista, dobbiamo supporre sia anche fortunata. Iva entra in scena e, tra lo stupore del pubblico festante, è capace di invitare alla meditazione: "Come dice Malaparte, è assai più difficile perdere una guerra che vincerla". Attimi di smarrimento della platea, subito leniti dal buon senso: "Cari amici, bisogna saper perdere

con stile; se si vince, tanto meglio, ma chi perde deve andar via col sorriso sulle labbra. OK, apriti sesamo!".

Al carnevale della merce, alla lunga parata di orologi da polso, aspirapolvere, frigoriferi, pentole, macchine da cucire, succede il casinò dei poveri, diretto, naturalmente, dal re dei croupier, Mike Bongiorno. Nella "Ruota della Fortuna" (ore 19), il game show che ha più fortuna nel mondo, i concorrenti devono ricostruire una frase misteriosa, di cui conoscono l'argomento. Lo spelling (la pronuncia distaccata delle singole lettere che compongono una parola) diventa la più divertente forma di contrattazione mai esibita in Tv: voglio la S, la G, la M, la P, come se l'alfabeto fosse la tastiera del destino, l'insolente e sovrana derisione del merito. Mike esterna ogni suo pensiero nei confronti del gioco, dei concorrenti, della scultorea valletta Paola Barale ("ma come sei vestita!", "che curve prende la nostra Paola!"), del pubblico; spesso, arriva ad arrabbiarsi con chi non indovina una frase che lui giudica molto semplice, oppure con chi dimentica le regole del gioco. La trasmissione è un perfetto equilibrio tra abilità e fortuna e, insieme, l'epifania dello sponsor: gli aggettivi, le metafore, i versi poetici che Mike ha rovesciato su un prosciutto, sono più durevoli della sua adorabile faccia di bronzo.

 

 
 

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